Il lampredotto è un piatto tipico della cucina toscana, nello specifico originario di Firenze, che vede come protagonista l’abomaso, ovvero una delle quattro parti dello stomaco dei bovini.
Si, sappiamo cosa state pensando, non è certamente un piatto per stomaci deboli, ma assaggiarlo almeno una volta è una di quelle esperienze culinarie che non possono mancare a chi visita la Toscana.
Conosciuto principalmente come cibo povero da strada, lo si trova soprattutto dai famosi “lampredottai” o “banchini dei trippai”, ovvero i chioschi ambulanti dislocati nelle varie città e nel capoluogo. Un tempo questi venditori avevano dei carretti di legno molto colorati e poggiati su dei tricicli a pedali. Ormai sono quasi del tutto scomparsi, se non per qualche ristorante tipico che serve il lampredotto ed espone in bella vista uno di questi antenati dei moderni food truck.
Ma torniamo alle cose di un certo “spessore” culinario: il lampredotto è si una ricetta povera, ma con una preparazione assai complessa e lunga. Infatti, per farlo secondo l’antica ricetta e rispettare il sapore tradizionale, la carne deve cuocere dalle 3 alle 4 ore, in un brodo vegetale con sedano, cipolla, carote e pomodoro. Una volta che il lampredotto è ben cotto, va poi scolato e tagliato sottile (un po’ come il Kebab per intenderci), mentre il brodo ricco di sapore va utilizzato per bagnare il pane e confezionare così un succulento panino.